DARIOVATTAARCHITETTO
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2003 - 2006  Restauro dell' Università di Ca' Foscari
Venezia
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Restauro dell' Università di Ca' Foscari
Luogo:                
Venezia
Committente:  
Università di Ca' Foscari
Progettisti:      
A.T.P. Venet.I.A - Veneti Ingegneri Architetti:
Ing. Flavio Zuanier e Associati (Capogruppo)
Bellavitis Associati Architetti,
Arch. Giovanni Caprioglio,
Arch. Dario Vatta,
Ing. Renato Vitaliani,
Ing. Gianfranco Rigato,
A.P.&P Engineering srl,
Iconia Ingegneria Civile srl
General contractor:
Sacaim SPA
Foto:                          
Archivio Sacaim
Dati dimensionali:


Nel 1994 il palazzo Ca’Foscari, affacciato sul Canal Grande fu sgomberato per gravi problemi statici; in particolare l’angolo nord est, posto nell’angolo tra il Canal Grande ed il Rio Novo,  aveva subito l’azione continua del moto ondoso, che ne aveva scalzato la base delle “fondamenta”.
L’Ateneo avviava accurate indagini preventive finalizzate al restauro conservativo del complesso  destinando il suo riuso alle funzioni rappresentative della Università, di rapporto con gli studenti e di integrazione  anche con la stessa città (rettorato, segreterie, sale conferenze e seminariali, spazi espositivi aperti al pubblico).
Nel 2001 è stata bandita la gara di affidamento dei servizi di progettazione e di direzione lavori, vinta dall’ATP Venet.I.A.
Il progetto affronta il tema del restauro conservativo e monumentale  e della ristrutturazione funzionale degli edifici Cà Foscari e Cà Giustinian del Vescovi, che affacciano maestosamente sul Canal Grande, dell'edificio di campo degli Squellini e dell'Ala Nuova che, nel complesso, costituiscono la sede storica dell'Università Cà Foscari.    
Il progetto, coerentemente con le scelte dell’Ateneo, si è proposto la valorizzare della specificità dei due edifici prospicienti  il Canal Grande,  divisi da assi murari che percorrono l’intero complesso e dai dislivelli variabili degli orizzontamenti storici.
La valorizzazione dei due edifici,  si concretizza progettualmente nella loro integrazione funzionale e  tecnologica, sia creando un numero adeguato di nodi verticali, dotati di ascensori e scale, sia innovando l’intero complesso di percorsi orizzontali lineari e razionalmente disposti.
Tali nodi e percorsi sono stati creati nel massimo rispetto degli assetti tipologici e strutturali esistenti, e dell’intrinseca varietà metrologica e morfologica del complesso che costituisce un “pezzo di città” ben definito.
La grande corte di ingresso a Ca’ Foscari, infatti, si confronta con la città, configurando una situazione, eccezionale per Venezia, tipica delle grandi dimore principesche extraurbane.
Il progetto sottrae questo grande spazio ad un generico destino di area di transito e lo collega al pianoterra,  attrezzando quest'ultimo con le sedute di una caffetteria open space e postazioni di lavoro, collegate ai locali in fregio al Rio Foscari ed al Canal Grande, aperto  non solo alla popolazione studentesca ma a tutta la città, coerentemente con gli indirizzi dell’Ateneo.
Diversamente il cortile  di Cà Giustinian,  collegato con il cortile Foscari, viene caratterizzato quale luogo interno e vestibolo qualificato  per le attività espositive che l’Università intende svolgere al piano terra ed al primo piano del Palazzo  Ca’ Giustinian.
La diversità fra i due cortili trova riscontro nella diversità fra i due lunghi “porteghi” o saloni passanti, sui quali gravitano tutti gli ambienti più significativi del complesso, poiché prossimi al Canal Grande.
A saldare fra loro i due “porteghi”, integrando funzionalmente i due blocchi di Ca’ Foscari e Ca’ Giustinian provvede il nucleo di nodi verticali e percorsi orizzontali che forma un’efficiente cerniera centrale, elevata per tutti i piani e composta dal corridoio che unisce sia la scala di nuova edificazione sia la scala ottocentesca aperta sul “portego” di Ca’ Foscari.
La componente più originale di questo salone è rappresentata,  dalla colonna gotica con capitello fiorito che regge, tramite mensole, la trave rompitratta che divide i due ambienti del salone a  “crozzola” ( tipologia veneziana a “L”).  
Imponente, esteso e paziente è stato il restauro delle facciate, costituite da polifore in Pietra d'Istria e da paramenti strutturali in mattoni a vista, degli interni, splendidi soffitti e pavimenti riportati alla luce.  
Nuovo splendore  è conferito al restauro filologico dell'Aula Scarpa con dipinti di Mario Sironi e Mario De Luigi, nonché dell'Aula delle Teste Mozze con opere di Alessandro Vittoria.
Altrettanto impegnativa è stata la progettazione e l’esecuzione del risanamento strutturale che si è sviluppato non disgiunto ma sempre integrato con le scelte e le priorità architettoniche e di tutela conservativa.
La progettazione strutturale si è posta come obiettivo principale quello di ottenere un appropriato e completo risanamento senza incidere o modificare la filosofia strutturale dell’impianto statico
dell’edificio, costruito con la tecnica costruttiva veneziana atta a rispondere ai fenomeni di consolidamento ed  adattamento che si osservano in laguna.
A livello fondazionale si è operato allo scopo di bloccare sia i fenomeni di degrado del terreno, sia quelli delle opere fondazionali intervenendo con sistemi atti a smorzare l’effetto disgregante del moto ondoso, migliorando le caratteristiche meccaniche dei massi murari al fine di un’eventuale ridistribuzione dei carichi non omogenei.
Si è evitato di agire con interventi eccessivamente irrigidenti tali da creare nel tempo stati tensionali di nuova natura nella compagine murarie, si preferito mantenere e migliorare con piccoli affinamenti l’equilibrio sottile ma efficace che si manifesta nei palazzi storici veneziani.
Il progetto ha quindi volto i suoi interventi principalmente verso un globale risamento dell’organismo statico nel suo insieme al fine di ristabilire un corretto funzionamento complessivo della struttura.
Lo studio dello stato tensionale è stato sviluppato mediante analisi numerica.
Il modello elaborato ha permesso di individuare le zone di intervento al fine di assicurare il comportamento globale dell’edificio nel suo insieme.
I paramenti sono stati consolidati con iniezioni per aumentarne le caratteristiche meccaniche ove la tessitura non si presentava compatta, nelle fasce maggiormente disgregate si è intervenuti invece con la tecnica del cuci-scuci.
Per assicurare il comportamento scatolare generale della struttura le specchiature murarie sono state tra loro connesse con cucitura degli spigoli; inoltre in alcune porzioni, destinate a creare meccanismi di resistenza delle azioni orizzontali,  sono state create cordolature in acciaio ai piani e fasce verticali in fibra di carbonio. Le fasce di fibra sono continue dalle fondazioni fino in copertura e attraversano i solaio in apposite tasche.
Le tecniche adottate, pur innovative, non si discostano concettualmente dalle metodologie storiche che prevedevano l’incatenamento dei vari elementi strutturali e presentano un elevato grado di reversibilità, condizione essenziale per un corretto approccio al Restauro conservativo condiviso con la Sovrintendenza competente.
L’Intervento sugli impalcati si ha considerato le varie specificità. In presenza di travi e soffitti decorati, si è intervenuti sull’extradosso con tecnica legno–legno, ovvero si è connessa una soletta in legno sopra le travi esistenti mediante connettori e barre filettate, realizzando di fatto una trave composta con comportamento a “T”. In presenza di pavimenti di pregio si è agito all’intradosso con una sottostruttura in acciaio costituita da due profili a “U”, i quali, accoppiati con dei profili tubolari intervengono a reggere le travi lignee. Tale soluzione è stata condivisa dalla Soprintendenza quale versione contemporanea dell’antica tecnica di affiancare travi nuove alle vecchie non disgiunta dal fatto di non aver intaccato l’impalcato esistente.
Le coperture esistenti non presentavano elementi portanti definiti ma una serie di strutture tra loro intrecciate, variamente collaboranti che si sostenevano con interventi tampone attuati nel tempo. Si è pertanto optato per diassemblare il coacervo degli elementi esistenti, smontando e rimontando le parti sane. Le strutture così riconfigurate non sono più spingenti e sono state vincolate per garantire la stabilità nel caso di azioni dinamiche.
Per l’intervento sull’Aula “ Mario Baratto”, opera eccelsa di Carlo Scarpa, ci si è avvalsi della consulenza degli stessi artigiani che avevano collaborato con il maestro veneziano, che hanno riportato all’originaria consistenza il particolare intervento attraverso protocolli concordati con la Soprintendenza che prevedevano accurate ripuliture, integrazioni ed asporti degli elementi applicati sia sulle murature che sugli apparati ed allestimento lignei.
Per la collocazione delle centrali tecnologiche, eccessivamente impattanti, si è optato per la costruzione di un’apposito volume interrato, collegato agli edifici storici mediante una serie di cavodotti.